Propongo spesso l'argomento privacy sul blog, via tweet e nei post sulla pagina Facebook
[se non leggi bene l'articolo vai sul blog http://vincenzomiccolis.blogspot.it/ o sulla versione mobile http://bit.ly/AeHvgL]
Lungi da me l'intento di istruire sull'argomento. Mi sforzo soltanto di mettere in luce i rischi legati ad una assenza di gestione dei propri dati personali.
Dati personali che in molti da tempo considerano una vera valuta digitale (vedi Link utili sotto).
Mi rendo conto che possa sembrare trattarsi di sole fisime o paranoie superflue e inopportune.
Ma l'attualità ci insegna che non è così.
Molti articoli di cronaca parlano di bulli che minacciano i coetanei di pubblicare foto sconvenienti sui social network, di impiegati che perdono il posto per un tweet o per un commento o per una foto su FB. Curioso il sito thefacebookfired.com/ che raccoglie le testimonianze dei licenziamenti legati al colosso americano.
I dati di ciascuno di noi interessano a qualcuno... più di qualcuno... molti... moltissimi.
Riporto un episodio al quale ho assistito di recente.
Anche se il metodo non sarà il migliore, mette in evidenza la sensibilità che si può avere sul tema.
Sedevo al fianco di un ragazzo che stava parlando al telefono ad alta voce.
Non c'era bisogno di origliare per ascoltare tutta la conversazione.
Al momento si era allontanato dal suo ufficio ma doveva condividere una presentazione con un collega.
Sfortunatamente la copia più aggiornata della presentazione era disponibile solo sul Desktop del PC del ragazzo che mi sedeva vicino.
L'unica soluzione percorribile rimasta consisteva nel permettere al collega di accedere al PC fornendo quindi username e password.
Ho trovato interessante il fatto che avesse scelto di dividere la password su due canali di comunicazione differenti.
Ovviamente non ha dettato la password al telefono. Tutti i presenti oltre me avrebbero potuto ascoltare.
Ha inviato la prima parte della password via Whatsapp.
La seconda parte invece l'ha inoltrata via SMS.
Ebbene... Molte volte ho utilizzato metodi simili che quindi condivido.
Non mi soffermo sui problemi che possono derivare dall'utilizzare due canali che comunque partono da un solo device.
(continua sotto)
promo
Questo episodio dimostra come sia semplice, nel quotidiano, adottare misure minime a tutela della propria privacy.
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Lungi da me l'intento di istruire sull'argomento. Mi sforzo soltanto di mettere in luce i rischi legati ad una assenza di gestione dei propri dati personali.
Dati personali che in molti da tempo considerano una vera valuta digitale (vedi Link utili sotto).
Mi rendo conto che possa sembrare trattarsi di sole fisime o paranoie superflue e inopportune.
Ma l'attualità ci insegna che non è così.
Molti articoli di cronaca parlano di bulli che minacciano i coetanei di pubblicare foto sconvenienti sui social network, di impiegati che perdono il posto per un tweet o per un commento o per una foto su FB. Curioso il sito thefacebookfired.com/ che raccoglie le testimonianze dei licenziamenti legati al colosso americano.
I dati di ciascuno di noi interessano a qualcuno... più di qualcuno... molti... moltissimi.
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Anche se il metodo non sarà il migliore, mette in evidenza la sensibilità che si può avere sul tema.
Sedevo al fianco di un ragazzo che stava parlando al telefono ad alta voce.
Non c'era bisogno di origliare per ascoltare tutta la conversazione.
Al momento si era allontanato dal suo ufficio ma doveva condividere una presentazione con un collega.
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Ovviamente non ha dettato la password al telefono. Tutti i presenti oltre me avrebbero potuto ascoltare.
Ha inviato la prima parte della password via Whatsapp.
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Ebbene... Molte volte ho utilizzato metodi simili che quindi condivido.
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Credo sia fondamentale dare il giusto valore ai propri dati ed alla propria riservatezza.
Spero lo crediate anche voi.
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